<<Il secondo periodo fiorentino
Il desiderio di dare una forte connotazione medicea all’ urbanistica fiorentina si espresse anche nella costruzione di numerose ville sui colli attorno alla città, che rappresentavano una sorta di prosecuzione del programma edilizio iniziato con Cosimo il Vecchio e Lorenzo il Magnifico.Esempio lampante è l’acquisto da parte dei Medici di Palazzo Pitti nel 1550, antica residenza della famiglia Pitti situata nella zona di Oltrarno, alle pendici deiboschi degli orti della collina di Boboli, che sarà adibita a residenza privata di Cosimo I.
Nel 1560 Bartolomeo Ammannati si occupò della trasformazione dell’edificio in una residenza principesca, ampliandone la facciata e dotandolo di uno scenografico cortile a più piani con l’originale e senza precedenti motivo dei gradoni alternati lungo tutte le superfici. L’effetto monumentale della severa facciata quattrocentesca si alleggerisce quindi grazie al cortile che riesce a legarla al giardino.
Gli ampliamenti del palazzo, infatti, non riguardarono solo l’edificio in sé, ma anche il famoso Giardino di Boboli, uno dei più grandi esempi di giardino all’ italiana, un vero e proprio museo all’ aperto, per l’impostazione architettonico-paesaggistica e per la collezione di sculture, che vanno dalle antichità romane al XX secolo. I giardini hanno nel complesso una configurazione vagamente a triangolo allungato, con forti pendenze e due assi quasi perpendicolari che si incrociano vicino alla Fontana del Nettuno che si staglia sul panorama.
A partire dai percorsi centrali degli assi poi si sviluppano una serie di terrazze, viali e vialetti, vedute prospettiche con statue, sentieri, radure, giardini recintati e costruzioni, in un’inesauribile fonte di ambienti curiosi e scenografici. All’ interno del giardino troviamo anche delle “zone di filtro” tra l’edifico e il giardino stesso. Esse sono costituite da elementi artificiali, delle grotte ad esempio; nel giardino di Boboli riscuote grande successo la grotta del Buontalenti. Già l’esterno, caratterizzato da un ingresso ampio tra due colonne sormontate da architrave, con concrezioni spugnose simili a stalagmiti al di sopra dei capitelli, preannuncia l’interno bizzarro e sorprendente.
L’interno è diviso in tre zone, tutte decorate con statue, affreschi, stalattiti e stalagmiti, conchiglie e pezzetti di vetro per accentuare lo scintillio dell’acqua. Essa proveniva dai numerosi giochi d’ acqua e fontane presenti all’ interno della grotta stessa, che purtroppo sono pervenute a noi solo in piccoli frammenti. All’ interno furono inoltre collocate le statue degli Schiavi di Michelangelo pensate per la Tomba di Giulio II.
La stessa commistione tra natura e opera dell’uomo è presente nel colossale Appennino, ideato da Giambologna per il granduca Francesco, collocato nel parco della ormai distrutta Villa di Pratolino. Questo, che rimane l’esempio più pregevole degli arredi originali, è alto 14 metri, con la parte bassa occupata da una grotta esagonale dalla quale si accede, mediante una scala, al vano ricavato nella parte alta del corpo e nella testa, che all’interno prende luce dagli occhi stessi. All’esterno, la statua è ornata di spugne e concrezioni calcaree, dalle quali versava l’acqua nella piscina sottostante.
Vasari si occupò degli interventi su Palazzo vecchio, nuova residenza ufficiale di Cosimo I. Gli interventi interessarono solo l’interno, mentre l’esterno non fu modificato per mantenere una continuità visiva con il passato. Il palazzo raddoppiò il proprio volume per effetto delle aggiunte sulla parte posteriore e nel 1565, quando Cosimo I vi si traferì, esso modificò il suo nome da “Palazzo Ducale” a “Palazzo Vecchio”.
Il rinnovamento vasariano culminò nel colossale Salone dei Cinquecento, ottenuto sopraelevando la vecchia aula del consiglio, quella in cui Leonardo e Michelangelo avrebbero dovuto dipingere le Battaglie di Cascina e Anghiari. Non è ancora chiaro se questi dipinti furono coperti o distrutti. Sulle pareti sono realizzati grandi affreschi che descrivono le battaglie ed i successi militari di Firenze su Pisa e Siena:
- La presa di Siena,
- La conquista di Porto Ercole,
- La vittoria di Cosimo I a Marciano in val di chiana,
- La sconfitta dei pisani alla torre di San Vincenzo,
- Massimiliano d’Austria tenta la conquista di Livorno,
- Pisa attaccata dalle truppe fiorentine
A seguito della grande glorificazione pittorica di casa Medici nel Salone del Cinquecento, la vena creativa del Vasari si attenuò quando a Cosimo succedette il figlio Francesco I, ciò è ben valutabile se si analizza lo Studiolo del granduca presso Palazzo Vecchio, eseguito nel 1570 dagli allevi del Vasari coordinati dal maestro. L’arte proposta è meno celebrativa e più raffinata, la stanza è rettangolare ed è coperta da una volta a botte. Le pareti sono decorate da due registri di pannelli dipinti, tre per fila per ciascun lato minore e otto sul lato maggiore; in quello superiore agli angoli sono presenti nicchie con statue in bronzo, che rappresentano figure mitologiche correlate agli Elementi. In totale quindi sono presenti otto nicchie per le statue e 36 dipinti, meno due dispersi (in uno è stata collocata la porta sul salone dei Cinquecento, aperta nel 1920, in un altro è stata lasciata la cornice vuota). Francesco, a differenza del padre presentava un interesse particolare per l’alchimia e le pietre preziose, ciò si riflette anche nello stile e nell’ arredamento dello Studiolo.
Fu progettato da Vasari anche il nuovo Palazzo degli Uffizi, due grandi corpi porticati che corrono paralleli tra Palazzo Vecchio e l’Arno, su cui si affacciano con grandi finestre con la funzione di dare piena visibilità all’ apparato burocratico-amministrativo, perno del nuovo Stato. Il palazzo si compone di due corpi di fabbrica paralleli, e di uno, più piccolo, ad essi perpendicolari, racchiudenti una piazza stretta e lunga. Ulteriore strumento di promozione di questo potere fu la saggia scelta di adibire parte degli Uffizi a sede pubblica delle raccolte d’arte medicee, che mostra la volontà di identificare l’arte di Firenze con il mecenatismo dei grandi duchi.
Il portico architravato rappresenta una grande novità nella storia dell’architettura, in quanto i portici medievali, e poi quelli rinascimentali, erano costituiti da una serie di archi e mai di architravi. Nelle nicchie dei pilastri del loggiato fu progettato di inserire una serie di statue di fiorentini famosi, la realizzazione si iniziò solo a partire dal 1835.
Al termine dei lavori lo stesso Vasari realizzò un lungo corridoio sopraelevato composto da due distinti passaggi diversi tra Palazzo Pitti, Palazzo Vecchio e gli Uffizi. Inizialmente costruito per fini difensivi, ebbe anche funzione urbanistica e politica. L’idea del percorso sopraelevato era nata per dare opportunità ai granduchi di muoversi liberamente e senza pericoli dalla loro residenza al palazzo del governo, visto l’appoggio ancora incerto della popolazione verso il nuovo Duca e il nuovo sistema di governo che aveva abolito l’antica Repubblica fiorentina, sebbene gli organi repubblicani fossero ormai solo simbolici da quasi un secolo.
I tre grandi edifici interessati assolvevano insieme ad un fine scenografico, modificando tutti assieme l’aspetto dell’intera città. Via via che prendeva forma, l’intervento si qualificava sempre più come vera e propria operazione urbana; gli edifici, inizialmente pensati come distinti, avevano finito per costituire la faccia di una stessa medaglia, se da una parte rappresentavano la potenza della città, dall’ altro la possibile via di fuga rappresentata dal corridoio vasariano rendeva manifeste le preoccupazioni di impopolarità dello Stato di Cosimo.
Roma tra Manierismo e Controriforma>>
Ilaria Comanducci