Pop art in Italia

La Pop art si diffonde grazie al potenziamento dei mezzi di comunicazione, fenomeno tipico degli anni sessanta, è però vero che anche l’artista più interessato incontra non poche difficoltà a inserirsi la dove si ha già una cultura e un patrimonio artistico già ben sviluppato come quello italiana.
Per diversi aspetti, la produzione della scuola romana si può, in effetti, ricondurre all’estetica pop; al tempo stesso però, essa è fortemente connotata in senso autoctono, con una notevole attenzione alla tradizione artistica italiana. In una citazione di Tano Festa dichiara: «Mi dispiace per gli americani che hanno così poca storia alle spalle, ma per un artista romano, e per di più vissuto a un tiro di schioppo dalle mura vaticane vero marchio del made in Italy».

Al momento della nascita e diffusione della Pop il paese si trova in pieno sviluppo economico e di conseguenza in una fase tipicamente consumista. Entrando in contatto con i principali protagonisti del movimento americano, fino ad accogliere gli artisti pop e New Dada alla Biennale di Venezia del 1964. La popolarità dell’idea continuò a crescere tanto che Roma è il principale centro di diffusione della sensibilità pop, soprattutto grazie agli artisti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo.

Tra i principali artisti del periodo troviamo Mario Schifano che, ispirandosi agli artisti americani creò un suo linguaggio per le sue opere si affida principalmente a elementi urbani: frammenti di scritte pubblicitarie,immagini tratte dai media e realizzate con tecniche grafiche e nuovi materiali come plexiglas, perspex colorato, colori alla nitroglicerina. Successivamente il suo interesse si rivolge alla fotografia e al video. La sua opera più famosa è il “Futurismo rivisitato” (1965-1967) ripreso dalla storica fotografia di Marinetti (1912).

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Altro artista italiano del periodo Pop è Franco Angeli il quale guarda sempre all’immaginario di massa, ma si distingue per la ripetizione di icone e simboli ideologici e politici ormai divenuti stereotipi quali: la lupa capitolina, la stella di David, la falce e martello. tali opere vanno appunto a ricreare un ricordo quasi sfocato della memoria collettiva.

Articolo a cura di Edoardo Cappelli 5°Asa